IN MOSTRA

In certe immagini, la moda scompare. E resta solo il mondo, nudo, feroce, commovente

Un ragazzo in punto di morte. Un bacio proibito. Tre cuori umani, veri, esposti con cruda verità, perché siamo tutti uguali. L’obiettivo non cerca più l’abito: interroga le coscienze.

Nella mostra MODA e Pubblicità alla Fondazione Magnani-Rocca c'è anche la grande arte di Oliviero Toscani.

Negli anni Ottanta e Novanta, Toscani trasforma la pubblicità italiana in un teatro politico. Toglie il prodotto, lascia il logo. E nello spazio sottratto inserisce la realtà: scabrosa, dolorosa, autentica. Le sue immagini non illustrano: denunciano. Diventano icone, simboli di un’epoca in cui la fotografia invade la sfera dell’arte perché non consola, ma rivela. Anche questo è arte: l’arte che disturba per far pensare.

Mostra FLORA. L'incanto dei fiori nell'arte italiana dal Novcento a oggi

Tra il 1950 e il 2000 l’Italia attraversa una trasformazione profonda. L’ascesa industriale, la nascita di una nuova borghesia dei consumi, la globalizzazione dei mercati: è la stagione in cui il Made in Italy diventa bandiera nel mondo. A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, il baricentro della moda si sposta da Firenze a Milano, cuore dello stilismo — non solo abiti, ma linguaggi, stili di vita, iconografie diffuse su riviste, insegne, televisione.

In questo scenario la pubblicità si fa protagonista: un linguaggio pop e audace, capace di anticipare i conflitti e le tensioni sociali.

Toscani entra in questo dialogo: non come illustratore del desiderio, ma come autore che plasma la fotografia al centro del discorso pubblico. Accanto a lui, figure come Barbieri, Castaldi, Gastel e Mulas non sono solo nomi nel calendario visivo italiano, ma punti di un immaginario collettivo ridefinito.

Mostra FLORA. L'incanto dei fiori nell'arte italiana dal Novcento a oggi

Prima ancora che Benetton avesse un nome dominante, Toscani accende il dibattito. Con Fiorucci e soprattutto Jesus Jeans, rovescia il rapporto tra corpo e consumo. Gli slogan di Emanuele Pirella — “Non avrai altro jeans all’infuori di me” (1972), “Chi mi ama mi segua” (1973) — si impongono come frammenti poetici e scandalosi allo stesso tempo, fino a provocare l’intervento di Pasolini, che parla di “espressività mostruosa”.

Sul piano visivo, Toscani definisce presto un linguaggio: fondi neutri, contrasti decisi, figure centrali che emergono come simboli. Anche nei lavori per marche come Lovable, Prénatal, Robe di Kappa, il suo occhio cerca il segno più che l’oggetto.

Nei primi anni ’80, Toscani espande la sua visione: è un’epoca in cui la pubblicità consolida il suo statuto semantico, e Toscani ne è alfiere. E poi la svolta definitiva con Benetton (1984–2000). Lo slogan “United Colors of Benetton” sposta la scena dal consumo al simbolo. I set sono asettici, le persone – di etnie e generi diversi – sono poste sullo stesso piano. Il prodotto arretra: il messaggio avanza.

E infine l’atto radicale: l’eliminazione del prodotto

>Mostra FLORA. L'incanto dei fiori nell'arte italiana dal Novcento a oggi

A fine anni ’80 inizia una mutazione: Toscani si appropria del repertorio del fotogiornalismo e, dal 1992, scarta il prodotto. Restano immagini forti, prese “dal mondo”, e un logo che diventa monito.
Tra i soggetti affrontati:
Razzismo e inclusività
Migrazioni
, come lo sbarco albanese a Bari (1992)
AIDS, con la rappresentazione del malato in fin di vita (1992)
Guerre balcaniche, con la divisa insanguinata di un soldato (1994)
Religione e tabù, con il bacio fra un prete e una suora (1991-1992)
Pena di morte, nei ritratti dei condannati nelle prigioni statunitensi (2000)

Questa stagione della “foto shock” dissolve le convenzioni del marketing e impone una dialettica critica. Dove la moda promette evasione, Toscani consegna ferite. Nel 1997, la sua affermazione poetica: “Qualsiasi immagine è un’immagine politica.”

Il paradosso è che quella radicalità non annulla il marchio: bensì lo rinsalda, rendendolo riconoscibile non tanto per la giacca che non vediamo, ma per il valore che appare.

L’esperienza di Toscani si situa nel crocevia tra arte e pubblicità. Il suo gesto riconfigura il perimetro della fotografia commerciale e lo proietta in un campo critico: l’immagine non è più decoro ma riflessione. Attraverso il suo lavoro, il Made in Italy non è solo un brand, ma una narrazione globale: non di lusso, ma di tensione, non di consensi, ma di contraddizioni.

Alla Fondazione Magnani-Rocca, la grande mostra MODA E PUBBLICITÀ in Italia 1950 – 2000 accoglie le campagne di Toscani come un punto di svolta drammatico e rivelatore. Non come episodio marginale, ma come momento in cui la moda si volta e interpella il mondo. In certe immagini, la moda scompare. Resta il mondo. E la sua verità, anche quando brucia.

Visite guidate
Sabato
ore 16:00
Domenica e festivi
ore 11:30, 15:30, 16:30
Costo
: guida €5 + biglietto d’ingresso €15
Prenota qui:
prenotazioni@magnanirocca.it

 

NELLA COLLEZIONE PERMANENTE

 La storia del dipinto Gio. Paolo Balbi a cavallo di Anton Van Dyck è una storia di congiure, cugini rancorosi e cancellazioni

 ASCOLTA IL PODCAST dedicato al Capolavoro di Van Dyck

Si tratta di una tela del 1627, autografata dallo stesso Van Dyck. Ma nonostante la firma ben visibile (si può vedere su una pietra in basso a sinistra) questo quadro è stato per anni dimenticato dagli studiosi. Nel catalogo generale dedicato a Van Dyck, realizzato nel 1980, il dipinto non è presente nell’elenco delle sue opere. Come mai? Colpa del soggetto, e di suo cugino - di secondo grado.

Anton Van Dyck è uno dei pittori più corteggiati dall’aristocrazia del Seicento europeo. Inizia a dipingere in giovanissima età, ispirandosi a Rubens, Tiziano e Giorgione. Diventa un maestro del ritratto, dove arriverà al suo apice alla corte reale inglese, ma passando prima da quella genovese. 

Gio. Paolo Balbi era un rampollo della famiglia Balbi di Genova. Dopo essere stato cacciato a Milano per ripetuti crimini, nel 1648 viene smascherato come fautore di una congiura contro la sua stessa famiglia. Impossibile da perdonare, viene cancellato dalla vita della famiglia, e anche cancellato dal dipinto che lo ritraeva, e considerato per sempre come “homo pessimus”. 

Infatti, suo cugino Francesco Maria Balbi, nel 1672 compra il quadro e  incarica il pittore fiammingo Simon du Bois di cancellare la faccia di Gio e metterci - ovviamente - la sua. Di questo ci parlano gli scritti dello storico dell’arte Bellori, ma si è potuto accertare solo con delle radiografie. Nel 1983, infatti, dopo una importante decisione conservativa, per mano del restauratore Ottorino Nonfarmale, la faccia di Francesco viene eliminata per far riaffiorare quella di Gio.

Grazie al restauro degli anni Ottanta possiamo leggere meglio la qualità di Van Dyck, che ben esprime tutta la sfacciataggine di questo homo pessimus, che doveva essere cancellato, ma che oggi è una delle star delle collezione della Fondazione Magnani-Rocca.⁠⁠

Ascolta il pezzo dedicato al Capolavoro di Van Dyck

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La Fondazione Magnani-Rocca⁠⁠ è una delle più importanti istituzioni artistiche d’Europa.

La Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo ospita la collezione di Luigi Magnani – unica nel suo genere – con opere di Goya, Tiziano, Monet, Renoir, Cézanne, Dürer, De Chirico, Rubens, Van Dyck, Filippo Lippi, Carpaccio, Burri, De Pisis, Tiepolo, Canova e la più significativa raccolta di Giorgio Morandi.

Immersa nella campagna di Parma, la Villa conserva ancora oggi un fascino senza tempo con i suoi arredi di epoca neoclassica e impero, circondata dal Parco Romantico, un grande giardino all’inglese con piante esotiche, alberi monumentali e gli antichi agrumi.

📍via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma)

Immagini

Immagini Oliviero Toscani, United Colors of Benetton, collezione autunnoinverno 19901991. Courtesy Milano Manifesti © OLIVIEROTOSCANISTUDIO / Oliviero Toscani, United Colors of Benetton, collezione primaveraestate 1990. Courtesy Milano Manifesti © OLIVIEROTOSCANISTUDIO / Oliviero-Toscani,-Jesus-Jeans-original-american-fabric-–-Chi-mi-ama-mi-segua,-1973.-Collezione-privata.-Courtesy-of-BasicNet-S.p.A / Oliviero Toscani, Jesus Jeans – Maglietta e blue-jeans. Basta, 1972. Collezione privata. Courtesy of BasicNet S.p.A. Jesus® Jeans© OLIVIEROTOSCANISTUDIO

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