IN MOSTRA

La nostalgia è il linguaggio del futuro

Ci sono decenni che continuano a parlarci, anche se non li abbiamo vissuti.
Gli anni Ottanta e Novanta sono così: pieni di musica, energia, fiducia.
Per chi li ha conosciuti evocano leggerezza; per chi li scopre oggi, sono un atlante di icone — loghi audaci, colori accesi, silhouette impossibili, pubblicità che sapeva far sognare.

Non è solo nostalgia: è curiosità. È desiderio di capire come il passato italiano sia diventato linguaggio globale.

Nella mostra MODA e Pubblicità alla Fondazione Magnani-Rocca si affronta la nostalgia non solo come sentimento — ma come linguaggio: negli anni Ottanta e Novanta la moda e la pubblicità hanno trasformato il ricordo in visione, intrecciando memoria e futuro.

Mostra FLORA. L'incanto dei fiori nell'arte italiana dal Novcento a oggi

Da Fiorucci a Moschino, da Dolce & Gabbana a Diesel, i creativi italiani hanno guardato al passato per reinventarlo. In quei colori e in quelle immagini, l’Italia scopriva se stessa e un modo nuovo di raccontare il mondo.

Oggi, rileggendo quelle stagioni, riconosciamo più di un’estetica: una promessa — quella di un futuro che avevamo immaginato e che forse possiamo ancora costruire.

Quella degli anni che credevano nel domani è un’estetica che continua a ispirare le passerelle, il design, la musica, i social.
Perché quegli anni non sono solo “vintage”: sono ancora, in qualche modo, il nostro presente.

La mostra “Moda e Pubblicità in Italia 1950–2000”, alla Fondazione Magnani-Rocca, racconta come l’Italia abbia saputo trasformare la memoria in immaginazione.

Negli anni Ottanta e Novanta, il passato era carburante creativo. 
Dolce & Gabbana reinventavano la femminilità mediterranea evocando il bianco e nero del cinema neorealista.
Moschino, con ironia e coraggio, giocava con gli stereotipi dell’italianità trasformandoli in arte pop.
Antonio Marras riportava in vita le radici della Sardegna per costruire un linguaggio poetico e contemporaneo.
Diesel, invece, ne smontava i codici con la parodia e l’ironia tipiche degli anni ’90.
E persino Emilio Pucci, con la collezione 1997-98, rispondeva alla “Puccimania” citando il proprio archivio, ma proiettandolo nel futuro.

La nostalgia come energia culturale - oggi, la nostalgia torna a essere un filo che unisce generazioni diverse. Non è semplice malinconia: è un gesto culturale, un modo per riconnettersi con qualcosa di autentico.
Per i Boomer, è memoria vissuta; per i Millennial, è un’eco che accompagna la propria crescita; per la Gen Z, è una scoperta luminosa e nuova.

L’Italia — quella dei grandi stilisti, dei fotografi di moda, delle campagne pubblicitarie iconiche — continua a parlare con la stessa voce.
Una voce che invita a guardare indietro per ricordare come si sogna.

Mostra FLORA. L'incanto dei fiori nell'arte italiana dal Novcento a oggi

Oggi la nostalgia è una delle forze culturali più rilevanti.
Non è solo memoria, ma un linguaggio collettivo che cresce nei momenti di incertezza: un modo per trovare stabilità e significato.

I trend forecaster parlano di “nostalgia immaginata”, quella forma di emozione condivisa da chi un’epoca non l’ha vissuta, ma la riconosce attraverso estetiche e suoni che continuano a circolare nei media e nei social. Secondo YouTube oltre l’80% della Gen Z dichiara di cercare contenuti nostalgici per sentirsi “connessa a un tempo autentico”.

Nel mondo del costume, questo fenomeno non è semplice revival: è la prova che la memoria può ancora ispirare il futuro, proprio come accade nella grande mostra MODA E PUBBLICITÀ, dove il passato non smette di reinventarsi.

Visite guidate
Sabato
ore 16:00
Domenica e festivi
ore 11:30, 15:30, 16:30
Costo
: guida €5 + biglietto d’ingresso €15
Prenota qui:
prenotazioni@magnanirocca.it

 

Il Parco Romantico è uno dei più belli in Italia

Immersa nella campagna di Parma, la Fondazione Magnani-Rocca ospita una delle più importanti collezioni d'Arte d'Europa. La Villa è uno scrigno di meraviglie che custodisce capolavori di Monet, Renoir, Cézanne, Goya, Tiziano, Van Dyck, de Chirico e una raccolta di cinquanta Morandi.

Quello che rende il Parco Romantico della Fondazione Magnani-Rocca unico nel panorama italiano è la stratificazione di tre secoli di arte del giardino in un solo luogo – un fenomeno raro anche a livello europeo. Nessun'altra istituzione in Italia riunisce una collezione d'arte di tale prestigio internazionale in un parco che armonizza tre diversi modelli di giardino – all'italiana, all'inglese e contemporaneo – creando un'esperienza estetica senza eguali.

Alle opere d'Arte di Luigi Magnani custodite nella Villa di Mamiano di Traversetolo (Parma) fanno eco le "opere d'arte viventi" del Parco Romantico.

Un restauro da record - Il grande giardino all’inglese è tornato al suo antico splendore grazie al più importante restauro paesaggistico dell’Emilia-Romagna, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Rettangolo arrotondato: GUARDA IL VIDEO

I numeri dell’intervento:

- Oltre 900 alberi appartenenti a 37 specie botaniche censite e curate
- 3 alberi monumentali iscritti nell’Elenco degli Alberi Monumentali d’Italia: un meraviglioso Cedro del Libano (Cedrus Libani), una rara Sequoia (Sequoia sempervirens) e uno spettacolare Platano (Platanus hybrida)
- Oltre 8.000 nuove piante e oltre 100 nuove specie introdotte
- 12 ettari di parco completamente restaurato
- Nuove collezioni botaniche di Osmanthus, Viburnum, Cornus, Hydrangea, Magnolia e Iris
- Sistema di biofiltrazione naturale e fitodepurazione del biolago

Il giardino contemporaneo: unico in Emilia Romagna

L’elemento più audace del restauro è il Giardino Contemporaneo: il primo esempio in Emilia-Romagna di “New Perennial Movement” secondo i principi di Piet Oudolf, il designer dei giardini della High Line di New York e del museo Hauser & Wirth nel Somerset. Un nuovo modo di pensare il giardino: più libero, più vicino alla natura, più attento al tempo. Progettato, sì, ma senza imporre una forma fissa. Le protagoniste sono le piante perenni, che tornano ogni anno, e le graminacee, con la loro leggerezza. Ottocento metri quadrati con oltre 6.500 piante disposte “a matrice” per fioriture da marzo a novembre, creando una moderna “collezione botanica” che traduce in chiave vegetale la visione di Luigi Magnani.

Tre secoli di storia del giardino

Tanti giardini possono vantare una stratificazione storica, ma  passeggiando nei sentieri del Parco di Mamiano si ammira un’armonica convivenza dei momenti più alti dell’Arte del Paesaggio occidentale. Il parco conserva l’eredità del generale Filippo Paulucci delle Roncole, che nel 1819 creò il primo giardino formale, trasformato poi dalla visione romantica di suo figlio Alessandro e della moglie Marianna Panciatichi tra il 1850 e il 1860, e integrato da Luigi Magnani negli anni ’60 del Novecento con un raffinato giardino all’italiana di ispirazione rinascimentale. Oggi il nuovo Giardino Contemporaneo arricchisce ulteriormente questa sintesi, proiettandola nel futuro.

Un laboratorio vivente di biodiversità

Il parco restaurato non è solo un museo all’aperto, ma un laboratorio vivente che ospita centinaia di specie vegetali e funziona come “stepping stone” nella rete ecologica provinciale. La fauna selvatica protetta include: pavoni, volpi, fagiani, lepri, scoiattoli, rospi, rane e numerose specie di picchi. Il nuovo biolago naturalistico rappresenta uno dei primi esempi italiani di gestione sostenibile dell’acqua in un parco storico.

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