Chi non si fa attrarre solo dai ricordi verdiani può scoprire questo gioiello bussetano.
Sita al secondo piano del palazzo del Monte di Pietà conserva da oltre due secoli le sue eleganti strutture, tra cui sono passate generazioni di studenti e studiosi tra gli altri il giovane Giuseppe Verdi quando, all’epoca, era bibliotecario il suo insegnante don Pietro Seletti.
La centenaria apertura alla domenica mattina trasforma, spesso, la biblioteca nel salotto erudito di Busseto.
Se in origine i volumi in dotazione alla biblioteca erano 5.000, oggi sono quasi 35.000 e l’aggiornamento è costante. |
Un po’ di storia:
Nel 1537 viene fondato dai marchesi Pallavicino il Monte di Pietà e, nel 1582 papa Gregorio XIII ne conferma canonicamente l’erezione.
Nel 1596 gli si affianca il Monte del peculio per soccorrere i poveri nei periodi di carestia. Le due istituzioni sono protette dai Farnese e dai Borbone.
L’attuale palazzo venne costruito tra il 1681 e l’82 dall’architetto ducale Domenico Valmagini su commissione di Ranuccio II°.
Nel 1768 il duca don Ferdinando di Borbone espelle i Gesuiti dal suo stato e ne confisca tutti i beni. La Compagnia di Gesù, che aveva il monopolio dell’istruzione superiore, possedeva in ogni suo collegio una fornita biblioteca. I libri dei collegi di Busseto e di San Donnino furono concentrati presso il Monte di Pietà di Busseto che, da allora, si fece carico della loro gestione costruendo, all’uopo, nuovi ambienti eleganti e spaziosi.
Si accede alle sale della biblioteca da via della Biblioteca, laterale della via principale, tramite un’elegante scala settecentesca.
Nella prima sala, con i severi scaffali gesuitici, si trova la maggior parte del fondo librario antico, 20 incunaboli, 480 cinquecentine, diverse edizioni bodoniane e numerose opere di medicina e scienze naturali del sei/settecento e la famosa Encyclopedia di Diderot e d’Alambert.
In tutte le sale è conservato, quasi intatto, l’arredamento originario costituito da pregevoli mobili, quadri, camini, ferri battuti e casseforti.
Notevole la sala con gli argenti seicentesci degli altari dei gesuiti, il monumentale armadio con il completo archivio del Monte, i ritratti dei duchi di Parma, la tela di Gioacchino Levi e gli affreschi, staccati dai portici, di Angelo Massarotti.
Si ringrazia il prof. Corrado Mingardi per la gentile accoglienza e disponibilità. |