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la Certosa di Pavia
(Pavia (PV) - Lombardia)
testi di: Giulio Pettenò [solo desktop] - foto di: Giulio Pettenò
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la Certosa di Pavia
(Pavia (PV) - Lombardia)

Si trova circa 8 km a Nord di Pavia.
L’inizio della costruzione di stile tardo gotico risale al 1396 e fu commissionata da Gian Galeazzo Visconti, primo Duca di Milano.

Nel 1866 il monastero fu dichiarato monumento nazionale e divenne proprietà dello stato italiano.

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Certosa di Pavia
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Breve storia del monastero

Monastero certosino (1396 - 1782):
La clausola che legava i certosini ad investire parte dei loro proventi per la costruzione del monastero fece sì che nei secoli seguenti fossero spese ingenti somme per arricchirlo.
Nel 1560 venne qui installata una stamperia e tutte le certose d'Italia furono invitate a rifornirsi esclusivamente dei suoi prodotti. Il primo libro fu stampato nel 1561.
Il monastero fu soppresso nel 1782 da Giuseppe II, imperatore del Sacro Romano Impero e Duca di Milano, che ne incamerò i beni.
Monastero cistercense (1784 - 1798)
istituito nel 1784, fu soppresso nel 1798 dal direttorio esecutivo della repubblica cisalpina
Monastero carmelitano (1798 - 1810)
Di questi anni sono le devastazione delle truppe napoleoniche: per costruire cannoni fu smantellato anche il rame che ricopriva tutti i tetti.
Chiuso dal 1810 al 1843
Monastero certosino (1843 - 1880):
nonostante la proprietà del monastero fosse passata al Regno d’Italia nel 1866 alcuni monaci continuarono ad abitare il monastero.
Prima e durante la I guerra mondiale si svolsero lavori di consolidamento
Monastero certosino (1932 - 1947):
La Certosa fu risparmiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. La salma di Mussolini fu ritrovata qui, il 12 agosto 1946.
Nel 1947 i certosini abbandonarono il convento per mancanza di vocazioni.
Chiuso dal 1947 al 1949
Monastero carmelitano
(1949 - 1961)
Monastero cistercense
(1968 ad oggi)

La chiesa
La facciata (completata nel 1507) è rivestita da decorazioni della seconda metà del quattrocento eseguite fra gli altri da Cristoforo Mantegazza, Giovanni Antonio Amadeo e Cristoforo Solari detto il Gobbo. Il portale (1501) è opera di Amadeo e del suo allievo Benedetto Briosco.
La chiesa a croce latina è divisa in tre navate con abside e transetto, coperta da volte a crociera gotica su archi a sesto acuto. Le volte sono dipinte con motivi geometrici alternati a un cielo stellato.
Elemento originale è il tracciato della stella a otto punte o ottogramma che si ritrova dappertutto, come simbolo della Madonna delle Grazie e della Certosa, con la sigla Gra-Car (Gratiarum Carthusia).
L'altare maggiore (del tardo XVI secolo) è intarsiato con bronzi, marmi di diverse qualità e pietre dure. Si trova all'interno del presbiterio, la cui navata è chiusa alla vista dei fedeli secondo la tradizione delle Chiese Ortodosse. La navata é interamente occupata dai 42 stalli lignei decorati con immagini sacre intagliate ed intarsiate su disegni del Bergognone. L'altare maggiore, risalente al tardo XVI secolo,.
All'interno capolavori del Bergognone, l’unico pannello rimasto del polittico di Perugino il Padre Eterno, pale di Cerano, Morazzone, Guercino, Francesco Cairo e, nel presbiterio, un ciclo di affreschi di Daniele Crespi.
Nella parte destra del transetto si trova la tomba di Gian Galeazzo Visconti, fondatore della Certosa; iniziata nel 1494-1497 e finita nel 1562.
Il monumento funebre di Ludovico il Moro (settimo Dca di Milano) e di sua moglie Beatrice d'Este è nella parte sinistra del transetto. Le tombe sono vuote, perché il Moro morì in Francia dove è sepolto, mentre Beatrice è sepolta in S. Maria delle Grazie a Milano.
Pregevoli le vetrate, realizzate su cartoni del XV secolo.
Nella sacrestia vecchia è conservato un monumentale ornatissimo trittico in avorio e osso, opera del fiorentino Baldassarre di Simone di Aliotto donato da Gian Galeazzo Visconti. Il Trittico fu trafugato dal monastero nel 1984 e recuperato nel 1985.

Il Chiostro piccolo
Un portale decorato con sculture conduce dalla chiesa al chiostro piccolo, luogo in cui si svolgeva gran parte della vita comunitaria e collegava i vari ambienti.

Il Chiostro grande
lungo ca 125 metri e largo ca 100. In origine le celle che vi si affacciano erano 23, nel 1514 passarono a 36 mentre oggi si contano 24 celle o casette. Siglate da lettere dell'alfabeto, erano le abitazioni dei monaci, ognuna con tre stanze e un giardino. La piccola apertura di fianco all'ingresso serviva per passare il pasto nei giorni feriali dal momento che il pasto comunitarionel refettorio si svolgeva solo nei giorni festivi. I monaci erano infatti tenuti alla solitudine e al silenzio, ma dovevano svolgere i compiti (le "obbedienze") necessari al buon andamento del monastero.
Le colonne delle arcate, riccamente decorate, sono in marmo bianco alternato al marmo rosa di Verona.
La Sagrestia Nuova, antica sala capitolare, contiene un ciclo di affreschi dei fratelli Sorri (tardo manierismo senese); dipinti di Francesco Cairo, del Passignano, dei fratelli Giulio Cesare e Camillo Procaccini; una pala d'altare di Andrea Solario (1524), terminata cinquant'anni dopo da Bernardino Campi.
Il Refettorio è decorato da un affresco con l´Ultima Cena (1567) di Ottavio Semino e, nella volta, da una Madonna con Bambino e Profeti di Bergognone.
La Foresteria ( o Palazzo Ducale), costruita tra il 1616 e il 1667, è opera di Francesco Maria Richinoe conserva affreschi e dipinti di Vincenzo e Bernardino Campi, Bartolomeo Montagna, il Bergognone, Bernardino Luini.. La gipsoteca custodisce copie in gesso di varie sculture appartenute ai Visconti.

testi di: Giulio Pettenò [solo desktop]
foto di: Giulio Pettenò

LOMBARDIA 1 - data di pubblicazione: 11-01-2012